L’isola

Isola di S.Pietro e Carloforte

L’isola di San Pietro, di origine vulcanica, presenta una notevole varietà di ambienti naturali e costituisce un importante luogo di sosta e nidificazione per moltissime specie di uccelli.

Sulle scogliere nidificano i rari Falchi della Regina Eleonora, illuminata sovrana che ha incominciato a proteggerli dal quattrocento.
A fianco del paese le saline abbandonate ospitano durante le migrazioni molte specie di uccelli acquatici quali aironi e fenicotteri rosa.
La natura selvaggia dell’isola si manifesta soprattutto in primavera, quando fioriscono le ginestre, e le orchidee selvatiche e la macchia mediterranea incontaminata riproduce infinite tonalità di verde: mirto, ginepro, leccio, lentischio, corbezzoli, erica, rosmarino, lavanda e palma nana.

Il perimetro dell’isola è costellato da numerose piccole spiagge, deserte e selvatiche per quasi tutto l’anno.
Sabbia bianca e fondali turchese si intervallano a scogliere di roccia scura oppure a falesie chiare.

Dove la costa si fa inaccessibile da terra, solitamente si nascondono grotte e fenditure mozzafiato, da esplorare con le numerose barche di legno ormeggiate nel porto del paese.

Pegliesi, Tabarchini e Carlofortini

Da alcuni atti legali, è accertato che parecchi cittadini pegliesi emigrarono fondando piccole colonie in: Corsica, Sardegna, Sicilia, Alessandria d’Egitto, Provenza, Catalogna e un po’ ovunque per il Mediterraneo. Nel 1544 Carlo V concede alla famiglia Lomellini l’isola di Tabarka al largo della costa tunisina, per praticarvi la pesca del corallo e il commercio in generale. Dato il numero di ville e la loro ubicazione in Pegli probabilmente i Lomellini erano i più autorevoli nobili del paese. Dovendo colonizzare l’isola si rivolgono quindi alla popolazione pegliese, sempre aperta a nuovi sbocchi commerciali. A Tabarka i coloni vendono il corallo ai Lomellini. Le perdite economiche dovute ai saraceni, la diminuzione del banco corallifero, le incursioni corsare, l’eccesso di popolazione, fanno divenire meno attraente l’isola.

Già nel 1736, quando Carlo Emanuele III° decide di valorizzare la Sardegna, un gruppo di tabarchini guarda con molto interesse l’isola di S.Pietro. In accordo con il Vicerè di Cagliari si pianifica l’arrivo di 300 coloni nella nuova terra. Nel 1737 si ipotizza l’arrivo di 700 nuovi tabarchini con la promessa di poter commerciare il corallo con lo stesso trattamento economico fatto dai Lomellini. Viene stabilito entro la primavera del 1738 l’arrivo dei tabarchini.

Tratto dal sito www.pegli.com

Le tradizioni in cucina

Gli abitanti di Carloforte (detto U Pàize, il pease) mantengono vive le tradizioni liguri tra i carruggi assolati. Pesto genovese e focaccia sono ricordi vecchi di quasi 500 anni fa, quando i pegliesi intrapresero il loro viaggio che dapprima li portò a Tabarka e successivamente sull’Isola di San Pietro.

Dalle coste tunisine di Tabarka portarono con sé una tradizione più recente (iniziata solo 300 anni fa): il cous cous, declinato localmente con il nome di cashcà. [vedi anche Sagra del Cous Cous Tabarkino]

Un altro pilastro della tradizione locale è rappresento dal tonno “di corsa”, pescato da queste parti dalla metà del cinquecento. [vedi anche Girotonno]